A Rovigo l’autunno racconta le Secessioni europee

Rovigo, Palazzo Roverella sede espositiva della mostra “Secessione. Monaco Vienna Praga Roma. L’onda della modernità” in programma dal 23 settembre 2017 al 21 gennaio 2018. Il percorso dell’esposizione si sviluppa su quattro sezioni tematiche, ognuna dedicata a una diversa secessione 

La mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con il Comune di Rovigo e l‘Accademia dei Concordi. Alla realizzazione dell’evento hanno contribuito in modo fattivo le principali istituzioni museali europee, dall’Albertina di Vienna, alla Klimt Foundation, dal Museo Villa Stuck di Monaco alla Narodni Galerie di Praga per citarne solo alcune.

 

La rassegna dei capolavori in esposizione è stata affidata alla curatela di Francesco Parisi che con professionalità e passione ha sapientemente allestito le sale espositive. Il curatore accompagnando i visitatori ha sottolineato che per la prima volta in Italia è stato proposto un panorama complessivo dei quattro principali centri in cui si svilupparono le Secessioni: Monaco, Vienna, Praga e Roma e ne ha evidenziato differenze e affinità nei diversi linguaggi espressivi.
Il curatore nel mettere a confronto ogni singola secessione ha offerto uno sguardo d’insieme ricostruendo ogni singola sezione con le opere esposte nelle varie e precedenti mostre delle Secessioni ma ha precisato di non aver ricostruito un clima. Ciò ha comportato un grosso lavoro di ricerca sulle opere e sui cataloghi durato più di un anno e mezzo di impegno.

La pittura è solo uno degli aspetti fondamentali della Secessione. L’artista era anche architetto e in grado di progettare di mobili d’arredo, come sedie, tavoli, poltrone o disegnare oggetti.  Infatti oltre ai quadri nelle sale del Roverella si può ammirare anche una sezione dedicata ad oggetti, manifesti e grafica. In esposizione le ciabatte disegnate da Ludwig von Hofmann, adatte però solo per la camera da letto.
Gli artisti insomma sperimentano mezzi espressivi diversi e innovativi affermando che “artisti si nasce non si diventa”. Secessione significa anche rinnovamento di tutto l’ambiente artistico ivi compreso il modo di esporre le opere d’arte. Non più quadri affastellati in tante file ma disposti in maniera sobria e luminosa.
Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”. Questa è la scritta che accoglieva il visitatore all’ingresso del Palazzo della Secessione a Vienna. Ideato dal giovane architetto Joseph Maria Olbrich, esponente della Secessione e allievo del già famoso Otto Wagner, precursore delle tematiche Secessioniste. Il motto suggerito dal giornalista e critico Ludwig Hevesi, e trasposto graficamente da Gustav Klimt in un celebre manifesto che vedeva Teseo (l’eroe artista) lottare contro il Minotauro emblema di una cultura al potere, dominata dall’implacabile avversione all’arte moderna che aveva in Klimt, padre spirituale della Secessione, uno degli esponenti di maggior prestigio ha fatto da filo conduttore per tutte quelle sperimentazioni che in quel periodo pervadevano Vienna e che in aperto conflitto con la conservazione imperante puntavano all’innovazione per valorizzare modernità ed internazionalità. Inoltre la parola d’ordine vincente era che l’artista non doveva rendere conto a nessuno delle proprie creazioni ma era l’unico a “poter” valutare le proprie creazioni.
Ebbene proprio su tutti questi fermenti – che da Vienna si espansero a macchia di leopardo in tutta Europa arrivando ad interessare buona parte dell’area mitteleuropea -vuole indagare la mostra. Nella rassegna Francesco Parisi mette in evidenza “gli esiti modernisti della secessione monacense, il trionfo del decorativismo della secessione viennese, il visionario espressionismo del gruppo Sursum praghese fino al crocevia romano e alla sua continua ricerca di una via altra e diversa”.
Quindi le Secessioni come terreno fertile per mutare uno stile non più al passo con i tempi e per ricercare nuove forme di equilibrio e di espressività.
Anche se parlando di Secessione la si associa a Gustav Klimt, la visita della rassegna inizia  dalla Secessione di Monaco perché cronologicamente è la prima ad apparire sulla scena nel 1892 con un taglio modernista dato dall’adesione di Franz von Stuck.
Il curatore si è soffermato a descrivere l’opera il Lucifero di von Stuck, di cui è presente anche il bozzetto preparatorio, riferendo un aneddoto. Il dipinto fu acquistato dal principe Ferdinando I di Bulgaria e i dignitari di corte ogni volta che passavano davanti all’opera si facevano il segno della croce tanto impressionanti erano le sembianze e gli occhi penetranti di Lucifero .
La sezione tematica dedicata alla Secessione di Vienna, che si formò nel 1897, rappresenta l’evoluzione e il superamento di tutte le formule allora esistenti.   Esposte le opere di Gustav Klimt, il padre della secessione viennese ed importante rappresentante del modernismo, che dipinge una visione diversa dell’arte rispetto al Modernismo europeo.
Francesco Parisi si sofferma su due quadri da collezioni private di Gustav Klimt il ritratto della  “Signora con cappello su sfondo rosso” opera cardine del 1897 che è la data in cui appunto nacque la Secessione di Vienna e  “Amiche” I (Le sorelle) del 1907 che segna la fuoriuscita di Klimt dalla Secessione.
In questa sezione troviamo Egon Schiele con il suo Manifesto per la 49° mostra della Secessione Viennese, Josef Maria Auchentaller con “Ritratto di Emma”, Kolo Moser “Venus in der Felsgrotte”, Carl Otto Czeschka
La Secessione di Praga invece ebbe inizio da una serie di gruppi di artisti più o meno organizzati, che manifestavano le loro idee in aperto contrasto con l’arte ufficiale boema.
Attorno al 1910 si formò il celebre gruppo Sursum, che manteneva al suo interno diverse anime, da quella più espressionista e Nabis di Josef Vachal (The Good Fortune of Chance) a quella più finemente tardo simbolista di Frantisek Kobliha e di Jan Konupek (sua la splendida Salome) fino allo scultore Jaroslav Horejc (suo l’Orpheus esposto).
Da ultimo, ma solo in termini cronologici, la Secessione di Roma (1913-1916) in clima di Prima Guerra Mondiale e di forte nazionalismo dove tutto era in piena trasformazione come il gusto artistico. Rappresenta un’avanguardia moderata, contrapposta all’avanguardia del Futurismo. Gli artisti della Società degli Amatori e dei Cultori di Belle Arti intendevano opporsi all’arte ufficiale ed accademica e ribellarsi verso una società chiusa.
L’esposizione è libera e vi è la ricerca di espressioni innovative e più moderne ma con alcune limitazioni. Infatti la Secessione romana doveva ancora tener conto dei criteri dettati da chi apparteneva ancora ad un ambito di “aristocrazia dell’arte” che limitava l’espressività. Nel contempo era aperta a suggestioni internazionali: la Prima Esposizione Internazionale della Secessione fu l’occasione per vedere in mostra per la prima volta opere di Matisse e dei post-impressionisti, mentre l’anno successivo, alla Seconda Esposizione, accanto a Cézanne e Matisse, furono presenti Klimt e Schiele.

Al Palazzo Roverella, la corrente romana è rappresentata da Enrico Lionne, pseudonimo di Enrico della Leonessa (in mostra il “Nudo” da lui dipinto), Giuseppe Biasi (Mattino in un villaggio sardo), Aleardo Terzi (Meriggio d’autunno), Plinio Nomellini (suo il ritratto di Grazia Deledda) e Felice Casorati (Ada).
Presenti negli spazi del Palazzo Roverella più di 150 opere di tanti altri importanti autori che hanno contribuito a dare corpo e forma alle varie Secessioni europee.
Il curatore Francesco Parisi ha ricordato ai presenti che il termine secessione riporta alla rivolta della plebe romana, per avere gli stessi diritti dei patrizi, mentre nella storia dell’arte rappresenta la protesta degli artisti spesso incompresi e maltrattati dalle accademie ufficiali dell’arte ossequiose del conservatorismo e timorose delle novità.
Una grande mostra per fare il pieno di emozioni e per riflettere sull’importanza del cambiamento e del coraggio per attuarlo, senza il quale non vi sarà mai innovazione.
Il richiamo dell’arte, infine, come l’occasione per una visita alla città di Rovigo e al suggestivo Delta del Po riconosciuto area Mab-Unesco, ricco di storia e paesaggi in grado di affascinare.

Dorina Cocca 

Uno sguardo d’insieme sulla esposizione
Rovigo, Palazzo Roverella
Periodo di apertura
Dal 23 settembre 2017 al 21 gennaio 2018
La mostra è aperta 7 giorni su 7 ed è visitabile dalle ore 9.00 alle 19.00, sabato e festivi dalle ore 9.00 alla 20.00. Costo del biglietto: intero 12 euro; ridotto 10 euro
Call center Info e Prenotazioni  –0425 460093 / 346 0701983   info@palazzoroverella.com

Altre info: è possibile inoltre visitare gratuitamente “I capolavori dei Concordiuna importante collezione di dipinti dell’Accademia dei Concordi e del Seminario Vescovile di Rovigo, esposti a Palazzo Roncale, uno dei più prestigiosi palazzi rinascimentali del veneto, proprio di fronte a Palazzo Roverella.

 

Redazione

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