Il mondo di Toulouse Lautrec, messo a fuoco a Palazzo Reale.

Il mondo fuggevole di Toulouse Lautrec è messo a fuoco a Palazzo Reale nella mostra che sarà in cartellone fino al 18 febbraio dell’anno prossimo.

Imperdibile per chi voglia inoltrarsi nella Parigi del secondo ottocento, immergendosi nelle atmosfere “fumose” dei cabaret e dei bistrot, capire l’evoluzione dell’arte che avrebbe condotto alle grandi avanguardie del Novecento ma anche penetrare nel mondo privato di un pittore postimpressionista più conosciuto per la sua vita marchiata da genio e sregolatezza e per la sua deformità fisica che per la sua importanza di “grafico ante litteram”.

Donna alla finestra, olio su cartone 1893

L’excursus scenografico e rigoroso insieme, dove sorprendenti suggestioni sono sottese da ricerche storiche svolte con precisione scientifica, abbraccia un percorso artistico e biografico, nato dalla collaborazione  tra Palazzo Reale, il Musée Toulouse-Lautrec di Albi e l’Institut National  de l’art di Parigi.
Si penetra attraverso un affascinante percorso articolato in diverse sezioni tematiche centrate su varie componenti che, come i numeri della combinazione di una cassaforte, permettono di accedere a un mondo segreto. A paludate e austere immagini in bianco e nero della vita della famiglia d’origine appartenente all’alta aristocrazia, fanno da contrappunto le variopinte  affiches dedicate al Moulin Rouge e agli altri locali della movida parigina responsabili di aver contribuito fortemente a creare un immaginario ricco di fascino, tramandato negli anni, una miscela esplosiva fatta di rappresentanti del bel mondo, attori, artisti, ballerine e gente del popolo, raffigurati inventando un nuovo genere artistico, il manifesto. Nella mostra curata da Danièle Devynk, direttrice del Museo Toulouse-Lautrec di Albi e da Claudia Beltramo Ceppi Zevi, oltre a duecento opere, tra dipinti, litografie e acqueforti, sono esposti tutti e ventidue i manifesti realizzati dall’artista “maledetto”, corredati da studi e bozzetti preparatori, che ben illustrano le atmosfere dell’epoca, raccontate in uno stile realistico, senza pregiudizi o filtri morali o etici, e quindi sorprendentemente moderno.

May Milton, litografia, manifesto 1895

Il percorso della mostra si snoda nelle varie sale, palcoscenici suggestivi e scenografici che vedono di volta in volta protagoniste le novità del tempo divenute passioni dell’artista. La fotografia, per esempio. In realtà, come appare nella galleria d’immagini esposta, non amava scattare, ma farsi invece ritrarre da amici diventando lo scenografo di se stesso all’insegna dell’autoironia, in situazioni spesso dissacranti e irriverenti. Per “épater les bourgeois” e non solo.

Litografia a colori, manifesto 1896

Particolare attenzione è rivolta anche al japonisme e alle stampe giapponesi che erano diventati grande motivo di attrazione per il mondo culturale artistico parigino. “Le stampe giapponesi sono elaborate con toni puri, per lo più con i contorni delineati da una linea sottile, stesi in campiture piatte, dai quali sono esclusi il chiaroscuro e le mezze tinte”. E così Henri Toulouse-Lautrec abbandona uno spazio tridimensionale per uno spazio piatto, eliminando la prospettiva e la simmetria. Tecnica che appare nei dipinti, ma soprattutto nelle “affiches, come “La Chaine Simson”, inno alla bicicletta, manifesto realizzato grazie a un amico redattore del “Journal des Vélocipedistes”, per celebrare una delle “inebrianti modernità che avrebbero trasformato per sempre il quotidiano”.

www.palazzorealemilano.it – www.toulouselautrecmilano.it

Testo e foto di Maria Luisa Bonivento.

Litografia a colori, manifesto 1892

 

Redazione

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